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Via S. Pietro Martire 18,
Reggio Emilia, Italia

essays / testi
> Paolo Borciani > Eugenio Capitani > Lorenzo Capitani > Tullio Masoni > Romano Quaretti > Carla Ruffini

ideas / idee
> Omero Antonutti > Riccardo Caldura > Alberto Giorgio Cassani > Claudio Cerrtitelli > Bruno Dal Bon > Alessandro Di Chiara > Franz Falanga
> Romano Gasparotti > Gian Ruggero Manzoni > Tullio Masoni > Pietro Medioli > Camillo Milli > Federica Montevecchi > Giordano Montorsi
> Sandra Moss > Piergiorgio Paterlini > Emanuela Piovano > Franco Piavoli > Francesco Poli > Romano Quaretti > Francesca Rossi Del Monte
> Paolo Ruffilli > Daniele Segre > Marina Spada

I testi che seguono sono stati appositamente scritti da studiosi ed esponenti della cultura contemporanea che hanno aderito
con entusismo al progetto posto in essere da Artpoint18.

Tutti i diritti sono riservati.

 
 

 

 

 

 
Giordano Montorsi
artista
Sandra Moss
artista

 

L’artista rappresenta lo spirito libero che alberga in lui quando non si fa condizionare dalla necessità: da ciò scaturisce la sua “vis” creativa.
L’artista, inteso come presenza attiva dell’uomo nella realtà, non sottostà alla logica della macchina, non serve l’interesse di nessuno, e in particolare il potere statico della tecnica, in virtù del suo spirito dinamico e irriducibile a qualsiasi forma di costrizione.
LIBERA-MENTE-LIBERI

 
Omero Antonutti
attore

E’ per me quella sensazione meravigliosa che provo, quando stanno i piedi da terra per salire in barca, quel dolce infrangersi delle onde sulla prua, quel vento lieve che ti sfiora il viso, che gonfia la vela e che ti spinge lontano verso l’immenso mare aperto.

 
Riccardo Caldura
docente all'Accademia di Belle Arti di Venezia

La libertà dell’artista? Aspetto inscritto dentro la più ampia libertà del cittadino, sarebbe difficile immaginare l’una senza l’altra. Però va presa alla lettera, cioè libertà reciproca, senza vincoli che tengano. Al cittadino l’artista ‘non serve’, proprio perché si è nella dimesione libera, cioè priva di qualsivoglia servitù. E all’artista non serve il cittadino, perché nella libertà l’artista trova il nucleo più riposto della propria condizione d’essere: svincolata da obblighi, scopi e fini che non siano l’espressione stessa, senza bisogno di spettatori o di consenso. La libertà, artisticamente pensata, a differenza di quella del cittadino, è qualcosa di vertiginoso.

 
Alberto Giorgio Cassani
storico dell’architettura

«Oh! Quanto è preferibile la sorte dei pittori e degli uomini di lettere! Liberi e senza dipendenza alcuna, essi possono scegliere tutti i loro soggetti e seguire l’impulso del loro genio. Essi solo sono i padroni della loro reputazione. Possiedono essi un talento eminente? Nessuna potenza umana ne può impedire lo sviluppo». Così scriveva Étienne-Louis Boullée, alla fine del Settecento, lamentando l’infelice condizione dell’architetto rispetto a quella del pittore, scultore e letterato.
Ma le cose stanno veramente così? È proprio vero che l’architetto deve invidiare i suoi “colleghi” ritenendoli più fortunati? O non è vero l’esatto contrario: che si è più creativi – che si crea veramente – solo quando si è limitati da luoghi, circostanze, committenti?
Adolf Loos, il grande architetto e teorico viennese, pur non esprimendo alcun giudizio di superiorità dell’una sull’altra, sosteneva che proprio in ciò sta la differenza tra l’architettura e l’arte: «L’opera d’arte è una faccenda privata dell’artista. La casa no. L’opera d’arte vien messa al mondo senza che ce ne sia bisogno. La casa invece soddisfa un bisogno. L’opera d’arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti. L’opera d’arte vuol strappare gli uomini dai loro comodi. La casa è al servizio della comodità. L’opera d’arte è rivoluzionaria, la casa è conservatrice» (Architettura, 1910).
Non esiste dunque una libertà assoluta, così come non esiste una mancanza assoluta di libertà, che impedirebbe l’atto creativo. Per l’architettura, in medio stat virtus.

 
Claudio Cerritelli
critico d’arte

L’artista in libertà vigilata
Anche se una riflessione sulla libertà dell’artista rientra nel vasto territorio dei reati d’opinione o dei luoghi comuni frequentati nel corso dei tempi, questo limite consapevole non impedisce di spendere alcune parole al riguardo, soprattutto per uno della mia generazione che di aspirazione alla libertà ne ha fatto uso alterno, alternativo, alternante, altisonante, aberrante, nonché alienante.
Il sogno utopico della libertà è apparso sulla soglia dei ragionamenti intorno al ruolo dell’artista quando – all’inizio degli studi universitari al Dams di Bologna (1973) l’onda dell’impegno sociale era già rifluito dalle speranze progettuali alle cavità indistinte dei suoni interiori, depositandosi nei sedimenti dell’incrostazione.
È apparso quando ho iniziato a frequentare artisti che cercavano nell’opera il respiro ampio della “fantasticazione”, si è dilatato quando ho preso ad ammirare pittori che intendevano il colore come tensione oltre il visibile, avventura verso orizzonti sconosciuti, liberi impulsi di appropriazione dell’ignoto.  
Il senso di sorpresa è cresciuto verso artisti che dichiaravano di dipingere per avere qualcosa da guardare, rinunciando ai nutrimenti referenziali del mondo, negando gli assunti della responsabilità sociale per far emergere la pura indipendenza creativa. Non diversamente, ho avvertito un senso di stupore quando ho incontrato anime rassegnate che esploravano non tanto le contraddizioni ideologiche del linguaggio quanto il flusso dubbioso dei significanti: libertà di non scegliere una direzione garantita, piuttosto desiderio di sentirsi parte di un naufragio collettivo, condizione di allarmante perdita d’identità, non vaga metafora.
Che l’autonomia critica dell’artista si sia progressivamente dissolta nel territorio delle poetiche individuali e che la bella favola dell’artista libero sia sprofondata nella frenesia dell’apparire a tutti i costi, è questione sotto gli occhi di tutti, ma in fondo lo è sempre stata per chi identifica il valore del fare nel suo efficace dispiegamento mediatico. Ecco allora che la libertà dell’artista è un concetto che ha modificato il suo rapporto con i valori etici ed estetici, soprattutto politici, non estranei a un’ecologia sociale che respinge ogni tipo di autoritarismo culturale.
Tutto il resto è terreno di conquista per operazioni che nulla hanno a che fare con la libertà dell’artista, con l’arte della libertà, con la vitalità critica del pensiero ancorato ai segreti dell’esistenza, insopprimibile esigenza di aprirsi all’altro da sé.
Libertà significa giocare contro la cristallizzazione dei linguaggi, non tanto negare le forme del sistema comunicativo e i suoi rituali, quanto capacità di sottrarsi al suo flusso mortificante, fuori dalle medesime recite libertarie che lo attraversano, realizzando la propria vita lontano dalla farsa dei compiacimenti libertari.
Del resto, spesso l’artista è soggetto a una doppia verità, quella di sentirsi “in astratto” autonomo dalle aberrazioni del sistema dell’arte, e quella di attendersi “in realtà” che lo stesso sistema gli offra un sia pur minimo riconoscimento.
Milano,  23 febbraio 2016

 

 

Bruno Dal Bon
direttore d'orchestra

La libertà dell’artista è da ricercare tra l’unico ed il suo doppio.

 

Alessandro Di Chiara
filosofo

La libertà trae origine da se stessa, per dischiudere alla creatività dell’essere che scaturisce dal Nulla e che si manifesta nella bellezza come epifania dell’eterno.

 

Franz Falanga
architetto

La prima forma di libertà è quella mentale ed è strettamente apparentata alla teoria dei limiti in matematica.
Nel nostro caso, la libertà è posta all’infinito. Vi si tende quotidianamente, ci si avvicina sempre più, senza però mai raggiungerla completamente.

 

Romano Gasparotti
filosofo

Premesso che, nella tradizione di pensiero occidentale, quello della libertà è un autentico problema, il fare artistico è, insieme e nel contempo, totalmente libero e incondizionatamente necessitato.
1) Secondo la prospettiva dell’esperienza della libertà nella sua accezione negativa e relativa – la libertà nel senso dell’essere liberi-da – l’arte è sommamente libera, nella misura in cui si sottrae al logocentrismo del pensiero vincolato alla macchina logica del significare, realizzandosi in un fare, che si rimette all’Impossibile, ovvero, come sosteneva Magritte, al mistero dell’evento del puro esistere di ciò che appare. L’arte abita la libertà di non aderire alla determinata oggettività del mondo dei significati e degli oggetti dati, onde lasciare ritmicamente respirare e circolare il puro vuoto del Senso(anche quando e laddove il progetto artistico si sia proposto preventivamente e deliberatamente altro). E tuttavia, come scrisse Immanuel Kant, il “portare alla luce mediante libertà” proprio dell’arte non è libero in quanto immune da qualsiasi forma di costrizione, ma può dar luogo ad un opus, solo dopo essere necessariamente passato attraverso l’assimilazione e la coercizione di un ben determinato Mechanismus. “L’arte vive di obblighi, che solo l’artista può (e deve) infliggersi”, scrisse un grande coreografo come Maurice Bejart…
2)Secondo Jean-Luc Nancy: “o la libertà è assoluta o non è” e la libertà assoluta è quella originariamente e incondizionatamente auto-noma, la quale finisce per coincidere con il destino della necessità. Se, allora, vi è artista solo laddove vi è opera d’arte, l’artista non è affatto libero di produrre o di non produrre, né è libero di produrre così piuttosto che così, perché ciò che artisticamente esiste è solo ed esclusivamente l’opera così com’è stata operata, nella quale l’artista, ogni volta, si sacrifica e muore, come il fanciullo Dioniso davanti allo specchio(secondo i miti orfico-neoplatonici). Che egli avesse potuto anche non produrre quell’opera che è stata prodotta è un problema che non si pone, se è vero che non esiste artista prima e a prescindere dall’arte all’opera. E l’arte all’opera non solo non è causata da alcun soggetto, ma anche non si identifica mai con alcun oggetto stante nella sua mera e inerte datità, bensì accade sempre nell’azione di un fare, che, come diceva ancora Kant, non è mai né un risultato né un effectus deterministicamente intesi. E in quanto tale è - secondo le ferree regole e il Mechanismus che il suo realizzarsi necessariamente esige – libera opera…

 

Gian Ruggero Manzoni
poeta, narratore, teorico d’arte, pittore

È libera la parola Arte, come libera è la parola Uomo. Il termine in Sanscrito Are significava Arte, ma anche Ordine, quindi una “libertà ordinata” consiste nella conoscenza delle regole, ma nella piena indipendenza di applicazione delle stesse. Del resto non può esistere Libertà senza Sapere. È a tale Sapere che necessita educare i giovani, perché è proprio sulla libertà che l’Uomo viene sempre giudicato, perciò sulla sua Arte di Vita, oltre che di espressione creativa.

 
Tullio Masoni
poeta

Più che libero in partenza, lo spirito dell’artista “si libera” con l’opera, con la sua storia. Questa libertà è spesso rivelata dall’errore.
La libertà dell’artista vive talvolta fra le pieghe della committenza, rinvia a un’altra o futura esegesi, sfida il sovrano e il cardinale nei margini dell’ambiguità.
Se il sovrano e il cardinale sospettano, ma non vanno oltre, è perché accade anche a loro di sentirsi uomini: nel profondo, nella buia confusione o fuori, per la soverchiante luce del bello.
Quel rinvio, destinato ai complici e alla posterità, equivale appunto a un errore.
so ch’è un senso diverso / – ha scritto un poeta – che può darsi all’identico / so che qui ferma dentro il verso resta / la parola che senti o leggi / e insieme vola via / dove tu non sei più, dove neppure / pensi di poter giungere
Dunque l’artista è sorpreso da sé, dall’imprevisto, dalle scoperte. E l’errore che lo spinge verso la libertà può avere sinonimi nuovi.
quel colore piatto / – scriveva un altro poeta – è appena fra i muri / un poco di campo / / ma eccolo cambiare / a ogni risveglio / cercare a comando / bugie di ritmo

 

Pietro Medioli
cineasta e regista d'opera

Libertà d'artista è poter inventare il Vero, attingendo al Reale, senza limiti e costrizioni di sorta. Un tempo tale libertà fu del cantastorie itinerante e del pittore di icone; è stata poi forse quella dell' artista di strada,del madonnaro,del mimo, del suonatore e del giocoliere.  A noi, nell'oggi, resta il privilegio di poter essere, talvolta, giocolieri del Caso.

 
Camillo Milli
attore

La mia libertà finisce dove comincia la tua e la tua libertà finisce dove comincia la mia.
Sarebbe meglio dire: la nostra libertà.

 

Federica Montevecchi
filosofo

Oltre la limitazione individuale: la libertà dell'artista e' nell'esperire come risorsa la polarità del tutto, renderla opera, visione del possibile.

 

Piergiorgio Paterlini
scrittore

Dopo i fascismi, dopo le tirannie dinastiche abbiamo creduto che democrazia parlamentare fosse sinonimo di libertà. Oggi sappiamo che non è così, e io non sogno più la democrazia, ma la libertà. Dopo i fascismi teologici di tutti i tipi (che peraltro non sono finiti) abbiamo creduto che poter rendere conto solo alla propria coscienza fosse la libertà massima, libertà di coscienza infatti. Oggi le neuroscienze mettono motivatamente in discussione la nostra ingenua idea di libertà di pensiero. La libertà dell’artista diventerà un problema significativo per me quando avrò almeno un barlume di soluzione degli altri due. E anche allora non sarà un problema, perché sarà un problema risolto. All’origine.

 

Emanuela Piovano
cineasta

La libertà dell’artista oggi è una mosca veggente.
La libertà dell’artista è l’artista libero. Ad esempio: Panahi non è libero, Piovano è libera. Nella nostra Italia sconquassata è difficile concepire l’artista non libero, dunque sembra privo di senso parlare di libertà se non vi è una pesante minaccia.
Tuttavia posso ricordare, in proposito, una figura a me cara. In uno dei suoi scritti Kandinsky parla dell’orizzonte dell’arte come del bordo di un bicchiere rovesciato dentro il quale è rinchiusa una mosca. Il bicchiere può essere spostato sul piano e al suo interno la mosca guadagna terreno; ma l’orizzonte, per essa, rimane quello delimitato dal bordo del bicchiere.
Come dire che la libertà è costretta da un orizzonte, mentre l’arte prova incessantemente, come la mosca, ad andare oltre; la spingono l’inquietudine, l’avventura, la curiosità, la ricerca.
Ma l’orizzonte che ha (abbiamo) intorno, cioè il limite, si sposta man mano che al suo interno la mosca (noi) si sposta, e non permette l’attraversamento.
Il massimo di libertà consentito, allora, è stare in guardia, usare la trasparenza del limite, aggiornare di continuo
il confine.
Perché non diventi una trappola e resti, quantomeno, una finestra sul mondo.

 

Franco Piavoli
cineasta

Libero è l'infante che dipinge, canta, suona, piange e ride.
Libero è l'artista che si esprime senza pensare alla gloria e al denaro.

 

Francesco Poli
storico dell'arte

La vera arte, non serve a niente perché non é serva di nessuno. Che cosa c'é di più affascinante?

 

Romano Quaretti
professore

In senso poetico la libertà è la nostalgia del desiderio di sé come altro, di cio' che è perpetuamente sospeso. La liberta' dell'artista è l'autenticità del suo essere: è il suo esistere, il suo vivere quotidiano, anche banale. E' il suo tormento nel mondo, per il mondo, contro il mondo. E' il luogo delle sue incompiutezze, dei suoi arcani sortilegi. Parafrasando Sartre, possiamo dire che l'essere per sé (l'uomo, dasein) è necessitato alla libertà come significazione del mondo. Se cio' è vero, la libertà dell'artista assurge alla forma piu'alta.

 

Francesca
Rossi Del Monte
cantante lirica

…libertà…il normale che fluendo oltrepassa il medio comune.

 

Paolo Ruffilli
poeta

L’artista è libero se è autenticamente creativo. Intendendo, insomma, dentro la categoria generica degli artisti i “creatori” e non gli “imitatori”. Perché la carica creativa impedisce di per sé qualsiasi imbrigliamento, qualsiasi normalizzazione. Da ciò, appunto, la libertà assoluta nei confronti della propria materia incandescente, l’autonomia rispetto a qualsiasi moda o tendenza. Una condizione di fondo che rende inevitabilmente l’artista anticonvenzionale, anticonformista, non assoggettabile alle convenzioni correnti. Il tutto, detto con pieno dominio di ragione e fuori dal cliché di genio e sregolatezza di ascendenza romantica. Come diceva Einstein, uno scienziato appunto: il creativo segue istintivamente la libertà di ciò che si rivela per la prima volta.

 

Daniele Segre
cineasta

La libertà non è un diritto è una conquista che devi ribadire ogni giorno della tua vita, sapendo che il prezzo che devi pagare è molto alto; la cosiddetta libertà d’artista comporta una grande ed enorme solitudine, ma se credi in quello che fai è l’unica strada da percorrere per ottenere la libertà di esprimerti, per essere felice di quello che hai fatto e per quello che hai in programma di fare.   Daniele Segre, aprile 2012

 

Marina Spada
cineasta

La libertà dell'artista sta nell'esercitare la critica dell'esistente prescindendo dal potere e dal denaro.